Anacleto Laretto nasce a Grana il 10 aprile 1874 e all’età di 15 anni si trasferisce ad Asti dove prosegue gli studi, al termine dei quali il suo maestro Michelangelo Pittatore, affermato pittore, e il rinomato scultore Contratti indirizzano il giovane artista verso qualche istituto di Belle Arti.
Laretto decide così di frequentare l’Accademia Albertina di Torino, grazie ai sussidi ricevuti dall’Opera pia Testa di Grana, di cui si è fatto cenno nella sezione Grana – cenni storici, seconda parte.
Un contributo economico, grazie alle sue doti ormai ben delineate, lo ottiene anche dalla Provincia di Alessandria e dalla Real Casa, così che può avvalersi, per il suo perfezionamento, della guida di affermati artisti quali Celestino Gilardi, Giacomo Grosso e Andrea Tavernier.
Con il suo ritorno ad Asti inizia una collaborazione con il suo vecchio maestro Pittatore e si mette in evidenza con l’organizzazione di importanti mostre, nonché con la stesura e cura del catalogo del Museo Civico, di cui diventa direttore.
Le cronache dell’epoca lo definiscono “infaticabile artigiano del pennello” e certamente Laretto si vede riconoscere indubbie capacità tecniche, rivelandosi, tra le altre cose, particolarmente abile nel trasferire le opere murali (gli affreschi) su tela.
Diventa famoso con i suoi ritratti, dove lascia un'impronta veramente personale, con tecnica squisita e signorile, e uno splendido esempio di questa sua maniera artistica è rappresentato da “Il ritratto di Signora”, anche se il suo capolavoro resta la pala d'altare del "Cristo Re" nel santuario Madonna del Portone di Asti.
Ma le sue indiscusse qualità emergono anche in maniera limpida nel ritocco di tele antiche deteriorate dal tempo o dall’incuria e nei numerosi affreschi e nei lavori ad olio di carattere religioso che adornano molte chiese dell’astigiano.
Esempi della sua abilità e della sua tecnica pittorica sono visibili anche a Grana con una tela raffigurante il San Pietro penitente, ospitato nella chiesa dell'Annunziata, e con la realizzazione dell'opera murale dei quattro Evangelisti nella chiesa parrocchiale, lavoro eseguito nel 1933 a rifacimento dei vecchi affreschi di Giuseppe Masoero deteriorati da infiltrazioni d’acqua.
A proposito di questi quattro affreschi va rimarcato come anche in questo caso, e come ben narrato nelle diverse pagine della storia della Chiesa Parrocchiale (vedi qui), sia intervenuta la generosità degli abitanti: infatti, il dipinto di S. Luca è stato offerto dal rag. Pietro Dessimone, l'immagine di S. Marco è stata resa possibile da una donazione della famiglia del Comm. Garrone, l'affresco di S. Matteo ha visto il contributo di Pietro Arrobbio e quello di S. Giovanni è stato frutto di una donazione del cav. Giuseppe Arrobbio. Donazioni rese ben visibili su ogni affresco.
La Gazzetta Sera del 20 aprile 1950 riporta: “…si era affermato nell’arte del ritratto, eccellendo nel ritratto dello storiografo Gabiani. Passato al restauro delle opere antiche, ne divenne un insigne cultore…”.
Anacleto Laretto muore ad Asti 15 aprile 1950 e nel 1962 il Comune di Asti, con apposito provvedimento del Consiglio Comunale, delibera di intitolargli una via della città, tra via Pergolesi e via Turati.