Beato Zefirino Namuncurà


Dai Colli di Grana alla 
Gloria di San Pietro

Questa sezione è dedicata a personalità che a Grana hanno avuto i loro natali, mentre il personaggio descritto nel seguito è nato altrove, eppure si è ritenuto che meritasse di essere ospitato in questo spazio per via dei suoi meriti e della sua permanenza a Grana: una sorta di cittadinanza onoraria post mortem.  

Per chi guardi, in San Pietro, il grande marmo del Canonica raffigurante Don Bosco, collocato là in alto, nel pilastro della cupola, sopra l’antica statua bronzea del Principe degli Apostoli e sopra il mosaico di Pio IX, lo vedrà scolpito insieme a due giovani. Uno di essi è Domenico Savio e l’altro è Zefirino Namuncurà, simbolo della benedizione del Signore alle fatiche dei missionari salesiani.

Forse non tutti sanno che Zefirino era nato in Patagonia il 26 Agosto del 1886 entrò da Don Bosco a Buenos Ayres nel 1897, morì a Roma l’11 Maggio del 1905, e fu beatificato l’11 Novembre del 1911 a Chimpay, nella provincia argentina di Rio Negro.

Nel 1904 Zefirino, accompagnato da Mons. Cagliero, venne a Torino per essere annoverato tra i figli di Don Bosco, ma forse pochissimi sanno che egli trascorse anche un mesetto a Grana.

Fu proprio nel breve periodo che Zefirino trascorse in Italia che Don Evasio Garrone, illustre Granese, salesiano famoso e valoroso missionario-medico della Patagonia, ove conobbe il giovane figlio del Cacico, vedendolo cagionevole di salute e volendolo sottrarre al pericolo di una epidemia scoppiata a Torino, lo portò nella sua casa di Grana, dove vi rimase per più giorni.

Il 15 Gennaio del 1975 Don Luigi Geremia, già parroco di Grana, confermò a Don Luigi Deambrogio, biografo Salesiano, la veridicità delle rivelazioni e delle notizie avute dalla signora Garrone Teresa, nipote di don Evasio Garrone, in quanto testimone oculare degli avvenimenti.

In quei lontani anni essa, ancora ragazza, accudiva alle faccende di casa, quali il cibo e il bucato. "A quei tempi la polenta era il nostro cibo quotidiano" racconta Don Geremia, "e Zefirino non solo la mangiava come gli altri, ma quando la Signora Teresa la rimestava, lui sorrideva e camminando per la casa cantava una famosa canzone:               < Polenta dura, formai d’Olanda l’è la vivanda del Marinar >”.

Il buon carattere, l’incessante allegria e il buon umore, anche quando i più violenti impeti di tosse lo soffocavano (in seguito morirà di T.B.C.), furono le doti che la gente di Grana ebbe modo di notare nel piccolo Santino della Pampas.