Un breve cenno sull’organo della Chiesa Parrocchiale lo si è fatto nella “Storia della Chiesa dal 1810 ad oggi” (vedi qui), ma quanto descritto nel seguito si pone l’obiettivo di fornire informazioni più dettagliate.
Sulla storia della Chiesa Parrocchiale si è dato ampio risalto nelle pagine dedicate, dalle quali si evince come lo sforzo sostenuto per la sua realizzazione abbia lasciato strascichi finanziari per non pochi anni. Ed è sufficiente pensare, non solo alla sua costruzione, ma anche ai tesori artistici che contiene: il Pulpito, l’Altare, la Balaustra, il Coro, la Sacrestia, i vari Dipinti che costituiscono l’arredamento della Chiesa. Si è sentita ben presto però la mancanza di un Organo onde poter solennizzare al meglio le funzioni, ma il difficile momento della Rivoluzione francese rappresentò un ulteriore ostacolo a intraprendere nuove decisioni.
Nel 1810 Acuto Antonio firma a nome e per conto della Comunità di Grana, il contratto con Gian Battista Vinzio di Ara, organaro residente a Romentino, per un “ Organo già usato” al prezzo di 1500 Franchi. E forse non ha dato i risultati desiderati se dopo appena venti anni si è deciso per un “Organo Nuovo”.
L’Arciprete don Luigi Buffaglia, dopo approcci con diversi organari, si mette in contatto con Giacinto Bruna di Miagliano Biellese. In data 8 Dicembre 1832 la Reggenza Parrocchiale ne delibera la costruzione e con la firma di don Luigi Buffaglia Arciprete, don Giuseppe Mazzola, Capello Giovanni Domenico, Allara Celestino e Filippo Testa viene dato mandato attuativo.
L’Organo sarà composto di 33 registri e con tutta l’attrezzatura necessaria il prezzo verrà concordato in lire 4700. Il vecchio organo viene permutato e resta a completa disposizione dell’organaro per lire 500, anche se molte canne del vecchio strumento saranno poi utilizzate nel nuovo. Le modalità di pagamento vengono così fissate: Lire 1700 non appena l’organo sarà ultimato e funzionante, il resto con pagamento in cinque anni senza interessi.
Questi i dati tecnici: Il Somiere maggiore con 1054 canne, 150 canne in due file di facciata più altri cinque piccoli Somieri per le monumentali canne di Legno per un totale di 1300 canne. Le canne di ” Legno”, circa un centinaio, sono di abete, ma tutte con imboccatura di noce lavorate con tornio a mano.
Alcune di esse misurano ben sei metri di altezza e sono Bitonali (per avere due suoni diversi) mentre quelle di metallo sono nella maggior parte in ”lega di stagno”, altre in ”stagno puro”, e altre ancora in ”piombo”; tutte sono costruite interamente a mano.
Non lo si può sapere con certezza, ma si può immaginare quante possano essere state le ore di lavoro necessarie per un’opera così complessa. 1834 è la data scritta e leggibilissima sui Somieri, a conferma della sua vetusta età e va ricordato che l’Organo è completamente “meccanico” in tutte le sue trasmissioni.
Il 29 Luglio 1833 viene firmato il contratto per la costruzione della Cassa dell’Organo, della Tribuna e della Bussola. Il monumento meraviglioso di cui se ne può godere la bellezza, fu ideato, progettato e realizzato da don Odisio, Parroco di Villadeati ed amico di don Buffaglia nativo di Lussello, frazione di Villadeati, mentre l’esecuzione del progetto viene affidata ai fratelli Domenico e Biagio Parena di Villa San Secondo, con obbligo di utilizzo di assi di noce massiccia nostrana. Tutti i fregi, interamente scolpiti a mano, vengono indorati da Gallo Luigi indoratore di Torino.
Tra le clausole poste ai Parena vi sono quelle riguardanti il materiale e la stagionatura del legno: “le travi dell’Organo”, quelle infisse nel muro, dovranno essere in rovere con una stagionatura non inferiore a 8 anni, gli assi del Frontale, della Tribuna e della Bussola dovranno essere di Noce con stagionatura non inferiore a 4 anni, mentre quelle del palco della Tribuna potranno essere di “albera” (pioppo nostrano), però con stagionatura di tre anni; il tutto al prezzo stabilito di lire 2000, doratura a parte.
Per la doratura, quella messa in evidenza da Giuseppe Sbrissa nell’ultimo intervento, vi è un contratto a parte nel quale viene pattuita la cifra di 380 lire per dorare i fregi dell’Organo.
Leggendo queste cifre si è forse portati a sorridere, ma occorre tenere conto che pochi anni prima l’intera costruzione della Chiesa era costata 7900 lire e che l’introito delle imposte a Grana in quegli anni era solo di circa 4000 lire.
L’Organo fu terminato e collaudato con piena soddisfazione del Parroco e della Reggenza che, con verbale del 18 Luglio 1835, autorizzano il pagamento totale al Sig. Bruna. Per il saldo viene chiesto un prestito all’Opera Pia Testa di 500 lire e di lire 1000 dal Parroco. L’ultimo verbale trovato circa la costruzione dello strumento porta la data del 21 Agosto 1835 quale ratifica del pagamento di 380 lire all’indoratore.
La perfetta efficienza dell’organo stava certamente a cuore dei Granesi tanto da richiedere nel 1849 ad un organaro di Alessandria, Paolo Lajolo, una ulteriore ripulitura per una somma pattuita di 250 lire: in “tante buone monete e danari contanti“ a lavori ultimati e di 100 lire a Dicembre dello stesso anno e con garanzia di un anno e due revisioni comprese nel prezzo.
Eccoci giunti così all’anno 1886 e col mutare dei gusti musicali anche per il nostro Organo si sentì la necessità di una ristrutturazione generale. Entra così in scena il “progetto di riadattamento presentato da Angelo Bartolini, organaro casalese.
Il progetto consta di 16 punti più quattro richieste specifiche aggiuntive da parte dell’Arciprete don Lorenzo Coscia a nome di tutta la Reggenza. Tra le altre cose si chiede l’aggiunta della “Banda Turca” cioè gran cassa e coperchi, strumenti che verranno aboliti con la riforma liturgica di Papa Pio X prima della grande guerra del 1915/18 al prezzo di 1800 lire. Nel 1939 venne eseguita una ulteriore ripulitura con aggiunta di un ventilatore in sostituzione del tira-mantici, divenuto un problema pratico, da parte dell’organaro Bay Antonio al prezzo di 1170 lire.
Nel 1985, dopo 46 anni di onorato servizio, allo strumento si rese necessaria una urgente revisione generale sia alla parte strumentale che a quella forzata per una maggiore stabilità strutturale, a cui fece seguito quella della totale sverniciatura e pulizia dell’intero mobile. Oltre alla revisione di tutte quelle che sono le trasmissioni di comando meccaniche, con la totale sostituzione delle usurate, sono state rimesse le 56 canne del ”Corno dolce”, che nel tempo erano sparite (come e quando non è dato sapere).
La revisione totale dello strumento ad opera dell’organaro Renzo Rosso ebbe inizio il 30 Aprile del 1986 per concludersi il 16 Novembre dello stesso anno. Grande fu lo sforzo economico della Comunità di Grana (circa 20 milioni), ma grandissima fu pure la generosità dei Granesi e delle Istituzioni.
Domenica 2 Agosto 1987 l’Organo ha potuto manifestare con tutta la potenza che lo contraddistingue il suo grazie a tutti i granesi per avergli dato ancora una volta la possibilità di esprimere con il suono la maestosità della sua voce nel grande Concerto di inaugurazione ad opera di Giuseppe Gai, docente di organo presso il Conservatorio “ A. Vivaldi” di Alessandria. La locandina del concerto è visibile nella foto pubblicata sotto.
Anche oggi, 35 anni dopo quel lavoro di revisione, l’organo necessita di un intervento di restauro che si spera possa avvenire presto, e anche in questo caso la popolazione non ha fatto mancare il suo apporto economico.
Infine, un augurio è d'obbligo: “possa l’Organo della Chiesa Parrocchiale, e di tutti i granesi, portare per lungo tempo ancora note gioiose nella vita dell’intera Comunità”.