Grana è un paese di circa 550 abitanti situato nel Basso Monferrato Astigiano, a circa 20 chilometri dal capoluogo Asti, a una ventina da Moncalvo e poco meno di 30 da Casale Monferrato.
Alcune precisazioni sono d’obbligo al riguardo di questo storico territorio, da alcuni anni Patrimonio Unesco: ne fanno parte il Monferrato Casalese, il Basso e Alto Monferrato Astigiano, l’Alto Monferrato di Acqui, Ovada e Gavi. Da chiarire che le denominazioni Alto e Basso sono in contrasto con le regole geografiche, infatti l’Alto Monferrato si trova a Sud del Basso Monferrato, ma derivano da una scelta dei cartografi Sabaudi che hanno preferito ridefinire i territori in base alla loro altimetria e non, come in passato, in merito alla loro posizione geografica.Non si intende in questa sezione riportare la storia del paese nella maniera più tradizionale, spesso nozionistica, ostica e di difficile lettura, dove a predominare sono le date e la catalogazione degli avvenimenti, senza alcun collegamento con le realtà e il vissuto dell’epoca. Si vuole invece affrontare l’argomento in maniera più “leggera”, cercando di mettere in risalto gli aspetti curiosi, il più delle volte nascosti e proprio per questo ancor più interessanti perché basati sugli usi e sulle consuetudini di una popolazione. L’attenzione è pertanto incentrata su tutto ciò che riconduce ad una sola parola, non a caso quella che rappresenta le fondamenta di questo sito web: la tradizione.
Anche se alcune delle informazioni che seguono sono pur tuttavia tratte da testi storici, seppure filtrate del nozionismo spicciolo, la maggior parte delle notizie sono basate su scritti autentici di persone del passato vissute in paese. Persone che con i loro appunti, a volte dattiloscritti ma il più delle volte vergati di proprio pugno, hanno lasciato una testimonianza di grandissimo interesse.
Un rapido cenno al nome del paese e alle sue origini, anche in questo caso incerte. Una delle tante vuole che derivi dal torrente che scorre nella vallata che si affaccia su Casorzo e Grazzano, quello che un tempo si chiamava Grauna (che è un termine latino), a testimonianza di una possibile colonia fondata dagli antichi romani. Molto probabilmente il corso d’acqua era ben più ampio dell’attuale e navigabile, tanto che si è portati a pensare che venisse sfruttato per scambiare merci con i paesi che erano toccati dal suo corso fino alla foce nel fiume Po.
A tal proposito si racconta di un vecchio mulino azionato da una grande ruota metallica che traeva il suo movimento da una cascata d’acqua regolata da apposita saracinesca.
Ha invece fondamento storico ciò che avvenne poco prima dell’anno 1000, epoca in cui Grana godeva di ottima considerazione, al punto che l’imperatore Ottone I di Sassonia (incoronato a Roma e sempre molto presente nella nostra penisola) concesse all’allora parroco di Grana il titolo di Arciprete in virtù dell’ottima accoglienza riservata ai suoi dignitari diretti a Roma. Da rimarcare come all’epoca al titolo di Arciprete era stato riservato il diritto di pretendere dai paesi limitrofi dei tributi in denaro, oltre a particolare ossequio.
Assodato che di Grana ve ne fosse traccia ben prima dell’epoca di Ottone I, è con la stirpe di Aleramo, il giovane che secondo la leggenda, proprio su invito di Ottone I, delimitò il territorio del Monferrato con la sua cavalcata a delimitarne i confini, acquistò fama. E Grana, seppur dipendente dal potere della famiglia di Aleramo, godeva di piena autonomia e la sua popolazione viveva prospera con le proprie attività e i suoi commerci, godendo di ampi apprezzamenti.
Non a caso, sul finire del 1200, ad assumere la reggenza dell’abbazia di Grazzano, voluta da Aleramo quale dimora delle sue spoglie, fu chiamato un abate di origini granesi: Padre Benedetto.
Altra testimonianza è data dalla chiesetta al Camposanto dedicata alla Madonna in Monte Pirano che, stando alla tradizione, è stata la prima chiesa parrocchiale di Grana. Solo successivamente, e in seguito alle continue invasioni da parte di truppe d’oltralpe venne edificata la chiesa dell’Annunziata, alla quale fece seguito, a poca distanza, la chiesa in stile romanico poi demolita per lasciare posto all’attuale parrocchiale Assunzione di Maria Vergine, ampiamente descritta nell’apposita sezione di questo sito. Da rimarcare che la chiesa del Camposanto è stata restaurata a cura dell'Amministrazione Comunale nel corso del 2021.
Grana fu più volte posta sotto assedio e saccheggiata,
ma la sua popolazione seppe ogni volta risollevarsi e riprendere le proprie attività
e i fruttuosi commerci e così il lavoro riprese fruttuosamente nei numerosi
vigneti, nei campi di frumento o destinati al foraggio, dando nuovo slancio all’economia
del paese.