Segue da Storia della Chiesa dal 1772 al 1776
Nel 1777 il campanile fu molto presumibilmente terminato, in quanto si propose la realizzazione dei ceppi e del castello delle tre nuove campane, nonché la costruzione della scala interna “con gradini ben forti”. Da rimarcare come questa slanciata costruzione ospiti una incisione su una formella in tufo che testimonia la morte di 200 persone durante la peste del 1630, la stessa descritta dal Manzoni ne I Promessi Sposi.
Fu durante il 1779 che il Consiglio comunale decise di dotare la Chiesa di un importante elemento: il pulpito. La spesa fu stimata in 400 Lire di Piemonte dal “mastro da bosco” Domenico Capello di Grana che fece il progetto dell’opera e i lavori furono affidati a Giovanni Alemanno, “minusiere” di Penango dalle comprovate capacità che si impegnò a terminare i lavori entro la fine del 1780. Il legno impiegato è il noce e l’opera si distingue per la finezza dell’intaglio, in cui fa bella mostra la perfetta simmetria dei festoni e dei fiori rappresentati. Numerosi sono gli ornamenti che vanno ad ingentilire le linee neoclassiche dei pannelli, pregevoli per l’armonia delle geometrie.
Nella tarda primavera del 1780, precisamente nella notte del 4 giugno, crollò una parte del tetto della Chiesa appena ultimato. La causa fu dovuta al cedimento di una trave dalle dimensioni non adeguate. Anche altri sostegni si rivelarono non adatti al loro compito e presentavano già una pericolosa curvatura. La spesa venne calcolata in Lire 500 e fu deciso di chiedere un indennizzo sia al capomastro Ludovico Manfrino e al suo socio Filippo Billione, sia all’architetto Pasta che aveva approvato l’opera. Quale sia stato l’esito di questa richiesta di indennizzo non è riportato dai documenti dell’epoca.
Per ultimo, l’8 agosto del 1790 si decise di realizzare la balaustra dell’altare maggiore. Furono stanziati dalla Confraternita del SS. Sacramento 1000 Lire per l’allestimento della balaustra in marmi policromi, proveniente da altra chiesa e riadattata per l'occasione, e di due gradini per l’altare. Fu chiesto un parere all’architetto Pasta, tenuto sempre in buona considerazione dalla popolazione di Grana nonostante il precedente crollo di parte del tetto della Chiesa.
Purtroppo, non è stata trovata alcuna documentazione riguardo il coro ligneo che si trova nell’abside della Chiesa, pur trattandosi di un’opera di assoluta qualità per la tecnica e la varietà degli intagli. Sono diverse le ipotesi in merito a questa importante opera, tra le quali rientrano una possibile donazione e la provenienza da altra chiesa, ma nessuna trova un reale riscontro oggettivo.