Segue da Storia della Chiesa dal 1742 al 1771
Sin dal 1772, durante la demolizione della esistente chiesa, il conseguente recupero di tutto il materiale possibile e la posa delle nuove fondamenta sulle quali sorge l’attuale Chiesa, l’Amministrazione comunale, vista la consistenza delle spese da sostenere, deliberò di imporre una tassa straordinaria annua di 600 Lire alla popolazione. Tale tassa venne mantenuta per diversi anni e almeno fino a tutto il 1776, anno in cui tra le altre cose si deliberò di porre in affitto per 9 anni diversi terreni comunali in maniera da diminuire i debiti fin lì accumulati. A tutto ciò vanno sommate numerose donazioni (oblazioni di diverse persone, o “particular”, secondo una terminologia ancora in voga fino ai giorni nostri).
Da ricordare che non fu solo utilizzato materiale ricavato dalla demolizione della Chiesa preesistente, ma si fece ricorso anche a ciò che proveniva da altri edifici.
Interessante notare come l’alloggio alle maestranze per la stagione lavorativa (dalla primavera all’autunno) degli anni 1774-1775 sia stato fornito, a spese della comunità, in quello che risulta essere il vecchio castello.
Nel 1778, per fronteggiare le sempre più consistenti spese e gli interessi maturati dagli inevitabili debiti si decise di destinare all’affitto altri terreni di proprietà della comunità, solitamente utilizzati a pascolo, e di vendere una somma degli interessi da riscuotere sui beni della comunità. Da rimarcare che risultò importante anche il contributo derivante dalle elemosine dei parrocchiani, così come il ricorso a numerosi altri provvedimenti che videro sempre coinvolta la generosità degli abitanti di Grana.
Da non dimenticare, inoltre, la caparbia volontà con cui la stessa comunità, che trascinava una annosa vertenza con il feudatario del luogo per ottenere esenzioni fiscali, ottenne dallo stesso, nel 1774, il cospicuo contributo di lire 500 in favore della costruzione della nuova chiesa.
Da rimarcare come la popolazione granese sia stata in più occasioni partecipe delle decisioni che hanno comportato modifiche al progetto originario dell’architetto Pasta.
Sul finire del 1775, essendo diventato sempre più disagevole celebrare la messa nella Chiesa della SS. Annunziata, per accelerare i lavori di costruzione della nuova parrocchiale, si decise di vendere 40 moggia (misura di superficie agraria utilizzata in quegli anni) di terreni molto frazionati, e quindi difficilmente sfruttabili, di proprietà della Chiesa parrocchiale.
Nella primavera del 1776 il Consiglio comunale decise di utilizzare la tassa straordinaria di 600 Lire per continuare i lavori di ricostruzione del campanile, crollato oltre tre anni prima arrecando danno alla casa parrocchiale, invece che proseguire con il progetto della nuova chiesa.
Lo stesso Consiglio nell’agosto del medesimo anno deliberò in merito alla realizzazione delle porte esterne ed interne della Chiesa per evitare che il freddo e le intemperie dell’inverno successivo potessero arrecare danno a quanto risultava già ultimato. La “porta grande”, quella della facciata, era da realizzarsi in noce “foderata d’albero”, ossia con il rivestimento interno in pioppo e lo stesso metodo era da adottarsi per la porta laterale. Diverso il discorso per le porte interne, anch’esse da realizzarsi in noce, ma prive di fodera.
Un mese dopo si pensò alla realizzazione dell’altare maggiore, che sarebbe dovuto essere disponibile per il 14 agosto dell’anno successivo in occasione della festa dell’Assunta. Fu costruito in muratura e rifinito in stucco incerato ad imitazione del marmo, ma la sua realizzazione fu alquanto travagliata. Anche gli altari delle quattro cappelle laterali, stante le scarse finanze disponibili, furono appena abbozzati ed essendo le stesse di patronato di privati o compagnie furono demandate a loro le spese di completamento.