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Ricordi di un ex Cappellano militare   5ª parte
Finale in crescendo tragico  

Segue da Ricordi di un ex Cappellano  4ª parte


Nell’ultima settimana di agosto del ’45 un Maggiore della milizia fascista, ritornato in licenza per qualche giorno nel suo paese (Scurzolengo), venne catturato e ucciso da un gruppo partigiano.

Quasi contemporaneamente anche alcuni militari tedeschi furono fatti prigionieri, uccisi e sepolti nello stesso territorio. La reazione dei tedeschi non tardò ad arrivare e le loro truppe giunte da Calliano, al bivio per San Desiderio e Scurzolengo, per coprirsi le spalle nascosero in un canneto, in cima alla discesa per Grana, un mitragliere in posizione di allerta. E la precauzione non fu inutile.

Infatti, il gruppo partigiano, guidato dal loro famoso capo di Grana fu erroneamente informato sulla presenza dei tedeschi a Calliano e decise di attaccare, agendo di sorpresa. Il gruppo giunse dalla frazione di Franchini con tre autovetture cariche di giovani armati di mitragliatore e il tricolore sventolante come andassero a una festa. Sfilarono per la via centrale di Grana suscitando la trepidazione del Cappellano, che nulla poteva fare perché nulla sapeva. Si limitò a seguirli con lo sguardo dal sagrato della Chiesa fino a quando furono visibili.

Quando le macchine giunsero a metà salita, verso il bivio per San Desiderio, si udì secco e tremendo il crepitio della mitraglia tedesca. Lentamente, le macchine retrocessero per arrestarsi nel fosso laterale della strada e seguì un silenzio angosciante. Dopo circa un’ora, giunsero a Grana, provenienti da Casale, Valenza, Alessandria e Asti, degli autocarri tedeschi carichi di militari.

Ogni strada del paese venne bloccata, ogni casa fu perquisita dalla cantina al solaio e gli uomini catturati furono spinti e avviati sulla piazza del Palazzo Comunale. Anche Parroco e Viceparroco subirono la stessa sorte. Finito il rastrellamento, questi ultimi dovettero salire su un’autovettura per essere condotti ad Asti, ma dopo poco, in seguito ad animata discussione tra i Comandanti, giunse il contrordine di farli scendere, in quanto la macchina era destinata altrove.

Un pullman carico di ostaggi fu avviato a Valenza, mentre chi non vi aveva trovato posto poté ritornare a casa; ai due sacerdoti fu ordinato di recarsi il mattino seguente al Comando Tedesco di Asti. Ormai il sole stava calando e il Cappellano andò col pensiero al vecchio padre e alla sorella nel paese vicino, che sicuramente erano al corrente di quanto avvenuto a Grana e non potevano che essere preoccupati e in ansia. Decise, quindi, che li avrebbe raggiunti l’indomani in bicicletta per tranquillizzarli.

E così, si incamminò al mattino presto e fuori dal paese la strada era deserta e il silenzio che regnava faceva rabbrividire. A metà salita, prima del bivio teatro della sparatoria del giorno prima, le macchine erano ancora lì, abbandonate, e poco oltre, nel fosso laterale, un partigiano era riverso e immobile con il petto squarciato dai colpi di mitraglia. Il Sacerdote recitò una preghiera, tracciò il segno della croce e proseguì, ma lo sguardo si posò, dalla parte opposta, su un altro partigiano, immobile e disteso tra i filari di una vigna.

L’emozione e lo sconcerto nell’animo del Cappellano erano enormi e sulla strada pianeggiante verso Calliano gli sembrò di udire un rumore di motori e fece fatica a controllare il terrore che lo pervase. Abbandonò la bicicletta e, pur sapendo che il gesto poteva rivelarsi fatale, scappò in una vigna al di là della strada, ma per fortuna si rese conto ben presto che tutto era frutto della sua grande agitazione. Ritornato alla calma, riprese il viaggio e raggiunse i suoi cari e li poté rassicurare. Nel ritorno verso Grana si accorse che i corpi dei caduti non c’erano più.

Per raggiungere il Comando Tedesco di Asti, come intimato loro dagli Ufficiali nemici il giorno prima, i due religiosi si servirono di un calessino e lì giunti furono interrogati e accusati di aver permesso che fosse installata una mitragliatrice sul campanile. Questo non era vero, in quanto i partigiani erano sì saliti sul campanile, ma solo per verificare se verso Moncalvo ci fosse movimento di militari. Questo ovviamente non lo dissero e si limitarono a negare fermamente quanto asserito dai loro accusatori.

In realtà le mire del Maggiore Mayer erano altre e poiché già una volta, grazie all’interessamento del Cappellano, aveva ottenuto la liberazione di prigionieri tedeschi, questa volta pretendeva la liberazione del Maggiore della Milizia catturato a Scurzolengo e dei militari tedeschi prigionieri dei partigiani. Quando seppe dell’uccisione del Maggiore sembrò non dimostrare molto dispiacere, mentre fece pressioni sulla liberazione dei soldati.

Era ormai chiaro che Parroco e Viceparroco non potevano più restare a Grana e il giorno seguente si recarono a Casale dal Vescovo per chiedere udienza. Vedendoli il Monsignore mostrò sorpresa, era stato infatti già avvertito da due sorelle di Grana, attive fiancheggiatrici dei partigiani, in quanto il prelato vedeva ormai i due sacerdoti davanti al Tribunale Militare Tedesco di Torino in attesa di chissà quale sentenza!

Il Monsignore decise che il Parroco sarebbe andato a Casale-Popolo, ospite di una famiglia amica, mentre il Cappellano sarebbe ritornato Viceparroco a S.Ilario, dove era già stato prima della chiamata a Cappellano Militare. A Grana il Vescovo avrebbe mandato un prete della Missione, un Sacerdote già avanti negli anni, Padre Giuseppe Berretta, con un fisico cadente, dal quale nessuno avrebbe potuto pretendere alcunché.

E la decisione si dimostrò saggia, in quanto ad Asti i Tedeschi e i Repubblichini erano costantemente informati di ciò che avveniva in paese e sarebbe stato veramente difficile mantenere i due religiosi estranei alle vicende che si fossero presentate.

La Resistenza continuò, così come continuarono i rastrellamenti, e fu proprio a seguito di uno di questi, era il 14 novembre del 1944, che vennero giustiziati due partigiani a Grana: uno davanti al peso pubblico e l’altro in aperta campagna con la sua stessa arma. Le esequie furono celebrate in gran segreto presso la cappella del Cimitero, in tutta fretta e con pochissimi presenti per il rischio di nuove rappresaglie. La lapide che ricorda i due caduti è tuttora presente nel Cimitero di Grana.

La costernazione e il dolore della gente di Grana fu grande, dopo tante emozioni, angosce e spaventi, ma a quei terribili momenti seguì un periodo di insperata tranquillità, anche se la pace era ancora lontana.

Continua su Ricordi di un Viceparroco
 
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Ultimo aggiornamento: 16/03/2023
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