GRANA ARTE E TRADIZIONE

  • Home Page
  • GRANA-cenni storici
    • Grana - prima parte
    • Grana - seconda parte
    • Grana - terza parte
    • Grana d'antan
    • Toponimi a Grana
  • Presepe "Nino Di Muzio"
    • Introduzione al Presepe
    • La Profezia
    • L' Attesa
    • L' Annunciazione
    • La Nascita
    • Lettera Admirabile Signum
    • Significato del Presepe
  • Chiesa Parrocchiale
    • Storia della Chiesa
    • Storia della Chiesa dal 1742 al 1771
    • Storia della Chiesa dal 1772 al 1776
    • Storia della Chiesa dal 1777 al 1790
    • Storia della Chiesa dal 1804 al 1912
    • Storia della Chiesa e del suo Organo
    • Il patrimonio pittorico della Chiesa
    • L'Organo "di Grana"
    • I restauri recenti
    • Le epigrafi della Chiesa
    • I Parroci a Grana
    • I Sacerdoti di Grana
    • Il salone San G. Bosco
    • Curiosità
  • Le campane della Parrocchiale
    • Al campane dal m'è pais
    • La funzione delle campane
    • Curiosità
  • Le altre Chiese
    • L'Annunziata
    • San Rocco
    • Sant'Antonio
    • San Sebastiano
    • San Pietro Martire
    • Cappella votiva San Silverio
    • Cappella votiva Santo Stefano
  • Museo parrocchiale/Sacrestia aperta
    • Il Museo parrocchiale/Sacrestia aperta
  • Folclore e costume
    • Il folclore a Grana
    • La Pro Loco di Grana
    • Festa Patronale
    • Antichi mestieri
    • Che Grana il Grignolino
    • InGrana la marcia
    • Concerti di Natale
    • Giornata di Gusto
    • Golosaria
    • Raduni di Camper
    • Raduni degli Alpini
    • Riso & Rose
    • Manifestazioni civili e religiose
    • Altre manifestazioni
  • Grana nel passato
    • L' Asilo infantile Testa
    • Le Scuole
    • Il commercio a Grana
    • I Pà 'Tcunjè
  • Come eravamo
  • I "muraglioni" di Grana
  • Personaggi
    • Conte Maggiorino Capello
    • Professor Anacleto Laretto
    • Luigi "Nino" Oddone
    • Maestro Abele Truffa
    • Avv. Armando Vacca
    • Prof. Luigi Balliano
    • Gesuita Padre Gaia
    • Beato Zefirino Namuncurà
    • Don Evasio Garrone
  • Poesia e Prosa
    • Storje e Listorje 'd Gran-a
    • Le leggende del Maestro Abele
    • Sounëtt e racount dal Nino
    • Proverbi
    • Ricordi e aneddoti di una granese
  • I "Stradinom"
  • La Grammatica Granese
    • Introduzione
    • Ortografia e Fonetica
    • La Morfologia
    • Aggettivi e Avverbi
  • Grana e dintorni
  • Prodotti tipici
    • I prodotti De.Co.
    • Agnolotti d'asino
    • Il dolce tipico Oubjà
    • I vini
  • Dove acquistare
    • Minimarket
    • Carni e agnolotti d'asino
    • Vini
  • Ospitalità
    • Dove dormire
    • Dove mangiare
  • Curiosità
    • La fasta di sz'ndre
    • La benedizione degli animali
    • Il 45° parallelo "è di casa"
    • Il Conte Grosso
    • Curiosità in pillole
    • Al robe vagje
  • Numeri utili
  • Dicono di noi
  • Chi siamo
  • La Resistenza a Grana
    • Introduzione
    • Ricordi di un ex Cappellano, 1ª parte
    • Ricordi di un ex Cappellano, 2ª parte
    • Ricordi di un ex Cappellano, 3ª parte
    • Ricordi di un ex Cappellano, 4ª parte
    • Ricordi di un ex Cappellano, 5ª parte
    • Ricordi di un Viceparroco
    • Ricordi di un partigiano
    • Beppe Fenoglio e Grana
    • Documenti storici
  • Le iniziative
    • L'illuminazione del campanile
    • Le targhe commemorative
    • La Lunga Notte delle Chiese 2022
    • Luglio tra l'Arte e le Colline 2022
  • Liber Chronicus
  • Disclaimer
  • Mappa
  • NEWS

Ricordi di un ex Cappellano militare   1ª parte
8 settembre 1943 - l'armistizio

Segue da La Resistenza a Grana - Introduzione

Il nostro Cappellano ricorda bene quel lontano 8 settembre 1943, quando la radio annunciò che il governo Badoglio aveva firmato la resa e la fine della guerra con gli Americani e gli Inglesi. Lui si trovava a Pietrasanta, cittadina toscana confinante con Viareggio, sede del Comando Militare del suo Reggimento, e il mattino successivo si affrettò a raggiungere la stanza dei radiotelegrafisti situata nelle locali Scuole Elementari per conoscere gli ordini giunti nella notte, memore dei numerosi messaggi giunti a seguito della destituzione di Mussolini.

Invece, nessun ordine, Re Vittorio Emanuele III era fuggito al Sud insieme a Badoglio e altri dignitari, cercando rifugio presso Americani e Inglesi che già avevano occupato la Sicilia e la Calabria.

L’incertezza fu grande e intanto i militari tedeschi si stavano organizzando velocemente e si stavano concentrando a La Spezia, mentre i Comandi italiani rimanevano inerti in attesa di ordini che non arrivavano.

Nel pomeriggio del 10 settembre le batterie di postazione a Monte Marcello, a poca distanza da Bocca di Magra, e ad Avenza, il quartiere più grande di Carrara in provincia di Massa Carrara, avvertirono che i Tedeschi stavano avvicinandosi con un centinaio di carri armati “Tigre” e chiedevano come dovessero agire.

Il Colonnello Mazzini telefonò immediatamente al Comando di Armata di Firenze che diede ordine di “sparare” e il Colonnello trasmise lo stesso ordine alle postazioni, ma nessuno promise aiuto o si mosse. Verso sera arrivarono alcuni Ufficiali di quelle postazioni notificando che i Tedeschi provenienti da La Spezia disarmavano i militari italiani e li rimandavano a casa, in quanto troppo numerosi per farli prigionieri. Gli Ufficiali catturati, però, venivano chiusi in un cinema di Sarzana, in attesa di essere convogliati in Germania.

Fu in quell’occasione che i giovani Ufficiali si rivelarono più saggi e intelligenti di quelli anziani, ritenendo che restare lì in attesa comportasse inevitabilmente la cattura e la prigionia. Riuscirono a convincere il Colonnello a spostare il Reggimento sull’Appennino, a Capriglio, località non distante da Pietrasanta, lasciando via libera ai tedeschi che puntavano su Pisa.

Anche il Generale di Brigata di sede a Pisa volle essere prudente e non si mosse, in attesa di ordini, ma venne inevitabilmente catturato e costretto a chiamare il Colonnello Mazzini assicurandogli che avrebbe mandato la sua macchina, con a bordo due militari tedeschi, a prelevarlo. Fu anche lui fatto prigioniero e inviato in Germania.

Dopo oltre un anno, quando il Cappellano che ha lasciato queste testimonianze diventò parroco di un paese della diocesi di Casale, ricevette una lettera dal Colonnello Mazzini che dal campo di concentramento gli chiedeva viveri e indumenti. Lui prontamente glieli inviò, ma da quel giorno non ricevette più sue notizie.

Ma occorre ritornare a quel momento, a Capriglio, quando il Colonnello, in attesa di essere prelevato dalla macchina del suo Generale, organizzò urgentemente un “Rapporto Ufficiali” nel quale ordinò di distruggere i “ruolini” riportanti i nomi e gli incarichi degli Ufficiali. Diede anche disposizioni sulle attività future e decise di adottare un linguaggio in codice per i colloqui telefonici. Se al telefono avesse detto: “sono Mazzini”, voleva dire che era libero e pertanto si poteva eseguire quanto avrebbe disposto, se viceversa avesse detto: “sono il Colonnello”, voleva dire che era prigioniero e non si sarebbe dovuto eseguire quanto ordinato.

La comunicazione giunse qualche ora più tardi e il Colonnello al telefono disse: “sono Mazzini, “inquadrate” i militari con le armi e consegnatevi ai tedeschi di sede a Pietrasanta”. Fu subito chiaro che stava parlando così per salvarsi la vita e tra gli Ufficiali presenti a Pietrasanta ci fu inevitabilmente diversità di vedute, ma alla fine si diede ascolto all’Aiutante Maggiore del Colonnello, che ordinò di ubbidire.

La truppa fu inquadrata e si mise in marcia, ma non arrivò a destinazione poiché i soldati, ancora una volta più saggi di chi dava ordini, a piccoli gruppi si dileguarono lungo il percorso, fino a che anche gli Ufficiali, temendo di arrivare dai tedeschi senza truppa, disertarono anche loro.

Il nostro Cappellano, insieme al Tenente Cassiere del Reggimento, decise di raggiungere Pietrasanta seguendo sentieri nel bosco già praticati in precedenza e attraverso stradine periferiche raggiunse la stanza che aveva in affitto. Si fermò per due giorni prima di partire per casa servendosi del treno, mentre il capitano Baratta di Novi Ligure, per paura di essere dichiarato disertore restò ancora in attesa di ordini e di lui si persero le tracce. Il treno diretto Roma-Torino era affollato di militari in fuga e giunti alla stazione prima di Alessandria furono avvisati dai ferrovieri che lì avrebbero trovato la ronda tedesca che li avrebbe arrestati ed inviati in campo di concentramento in Germania.

Il treno si svuotò completamente, ma il cappellano decise di rimanere, visto che era in abito talare, anche se la valigia conteneva la divisa militare e gli stivali. Giunto ad Alessandria, praticamente solo, ostentò indifferenza e restò fermo al finestrino del corridoio a guardare fuori. La ronda passò e gli diede un violento spintone, poiché lo spazio era limitato e, fortunatamente, se ne andò.

Il convoglio ferroviario giunse ad Asti quando era ormai notte ed essendo in vigore il coprifuoco il Cappellano decise di proseguire in treno fino alla stazione di Penango, sulla tratta per Casale e da lì a piedi sino al suo paese, dove poté abbracciare i suoi cari. Il mattino seguente era domenica e seppe che il Vescovo di Casale Monsignor Giuseppe Angrisani sarebbe stato in visita Pastorale a Grana, pertanto decise di recarsi nel pomeriggio ad ossequiarlo. Monsignore, che era nel teatrino parrocchiale insieme a parte della popolazione, lo accolse con visibile soddisfazione e visto che il parroco di Grana Don Guido Raiteri aveva chiesto al Vescovo un collaboratore si vide assegnato nella Parrocchia di Grana.

E quella fu la premessa per il suo coinvolgimento nei primi movimenti della Resistenza partigiana a Grana Monferrato.

Continua su Ricordi di un ex Cappellano  2ª parte
 
GRANA ARTE E TRADIZIONE
© Tutti i diritti riservati - 2020

Ultimo aggiornamento: 16/03/2023
Contattaci per informazioni e suggerimenti:
info@granaarteetradizione.it
Social
  • Facebook